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14 Novembre 2022 – “Fioravanti, un meraviglioso ‘matto’” – Il Resto del Carlino

Il commosso ricordo dell’artista tracciato dallo psichiatra Vittorino Andreoli all’Accademia dei Filopatridi

di Ermanno Pasolini – Il Resto del Carlino

L’aula magna della Accademia dei Filopatridi gremita di cittadini per la relazione tenuta dallo psichiatra Vittorino Andreoli su un altro accademico d’onore Ilario Fioravanti, architetto, scultore e artista nel centenario della nascita (Cesena 25 settembre 1922) e nel decimo anniversario della scomparsa (Savignano sul Rubicone 29 gennaio 2012). Ha detto Vittorino Andreolii ieri a Savignano: “Vent’anni fa venni invitato a Sorrivoli da Ilario Fioravanti nella sua casa dell’Upupa, un centro culturale dove riuniva gli amici. Il giorno in cui dovevo andare a parlare, Ilario stava male e non potè venire. Prima però di andare a Sorrivoli sono andato a casa sua a salutarlo. Ci siamo messi a parlare ed è nata subito una empatia, diventata una grande simpatia. In pratica è stato un incontro magnifico. Da quel giorno è nata una grande amicizia e lui amava raccontarmi tutto. Io gli dissi che avrei poi fatto una diagnosi su di lui. Alla fine mi chiese cosa avevo concluso. E io riposi che lui era matto! Questo la dice tutta sull’atmosfera che si era creata. Lui era d’accordo sul fatto del matto e mi disse che ero l’unico che l’avevo capito. Da allora siamo diventati come fratelli, perché amico è poco”.

“Io ho imparato molte cose da lui – ha proseguito Andreoli – e ho imparato cosa significava fare le opere in ceramica. Poi la sua storia umana, di un uomo straordinario, la mamma che faceva i mattoni e lui che seguiva la mamma e invece di fare i mattoni creava le statue”.

Vittorino Andreoli ha scritto due libri su Ilario Fioravanti, “Le mani nella creta” e “Puntasecca”: “C’è un altro libro da fare, quello dei disegni dai quali parte la sua storia per arrivare alle litografie e poi alle statue. Fioravanti era un bambino curioso, che sognava e che giocava. Il suo lavoro è stato un gioco e con le sue mani ha creato delle cose meravigliose. Per chi fa il mio mestiere io vedevo in lui sempre l’ombra della madre in lui, che amava. A un certo punto lui si sentiva che io lo capivo e lui capiva se stesso attraverso i nostri incontri. Tema delle nostre conversazioni sono sono state l’esistenza, la vita, il senso del mondo, la fatica di vivere. Ricorda un po’ il difficile mestiere di vivere di Cesare Pavese. I nostri incontri erano degli esperimenti come sono sempre le relazioni. I nostri incontri erano pieni di emozioni. L’ho visto piangere perchè in lui si attivavano i sentimenti buoni. Non se ne può più dei discorsi ma servono i contenuti. Quindi è stata una relazione fra due persone che creavano nel rapporto parlando delle donne, del Paradiso. I nostri colloqui erano una scoperta continua, un viaggio dentro la vita e gli entusiasmi”.

Il presidente della Filopatridi Vincenzo Colonna ha poi commemorato gli accademici defunti nel 2022, fra i quali il vicesegretario Elio Raboni e il già segretario Giuseppe Lombardi. Il dottore Italo Fantozzi ha infine ufficializzato anche a nome del fratello Enrico la donazione all’Accademia del quadro raffigurante don Lorenzo Fantozzi.