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Biblioteca della Rubiconia Accademia dei Filopatridi

La biblioteca custodita dalla Rubiconia Accademia dei Filopatridi di Savignano è un patrimonio librario e documentario definito dall’illustre erudito, filologo e paleografo santarcangiolese Augusto Campana (1906 -1995), la “più piccola delle grandi e la più grande delle piccole biblioteche” (“Le Biblioteche della Provincia di Forlì”, 1931)

La biblioteca “sorse nel sec. XVI in un convento di religiosi, poi passò all’Accademia degli Incolti, assai fiorente nel secolo XVIII, ricevendone notevole impulso. Divenne quell’Accademia colonia arcadica, e nel 1801 prese il nome di Rubiconia Sympemenia dei Filopatridi. All’inizio la biblioteca, così come dice il Sillabo, era specializzata per religiosi, visto il tenore delle pubblicazioni in massima parte di diritto canonico e teologia” (“Annuario delle Biblioteche Italiane”, Roma, Palombi, 1969 ss. ).

La Rubiconia Sympemenia dei Filopatridi, di stampo arcadico, con la riforma degli statuti dettata da Giosuè Carducci e approvata dalle Assemblee Accademiche nelle sedute del 15 giugno e 27 luglio 1876, assunse la nuova denominazione di Rubiconia Accademia dei Filopatridi. L’Accademia, per le finalità culturali che si proponeva, non poteva certo prescindere dalla creazione di una propria prestigiosa libreria ed ebbe fra le prime occupazioni quella di integrare e completare la biblioteca pubblica la cui fondazione risale alla metà del secolo XVI. Si giovò, a tal fine, del lascito del notaio Girolamo Amati seniore del 23 febbraio 1767 che, ceduto dal Comune nel 1803, fu devoluto all’acquisto di libri come pure i proventi della generosità dei soci che continua tuttora.

La prima data certa della presenza di una biblioteca in Savignano ci viene da un manoscritto cartaceo di 41 carte, legate in cartone chiaro, tagliate sul margine destro per ottenere un indice alfabetico. Sul frontespizio si legge: “Syllabus librorum omnium qui continentur in hac Bibliothecula ab Admodum R.di Cleri et Per Ill.ri Communitate Sabiniani publicae utilitate exposita anno salutis 1690”. (Elenco di tutti i libri contenuti nella piccola biblioteca ad uso soltanto del reverendo clero aperta alla pubblica utilità della illustre comunità di Savignano nell’anno 1690). La data è confermata da un breve di Alessandro VIII (Pietro Ottoboni veneziano) con il quale il Papa decreta la scomunica “contra extrahentes libros vel alias res ex hac biblioteca nostra Sabiniani”, registrata dalla cancelleria episcopale di Rimini il 12 ottobre 1690.

Il 17 aprile 1804 Bartolomeo Borghesi, bibliotecario comunale, firmava un accordo per il trasferimento della biblioteca accademica nei locali di quella pubblica. L’atto per l’Accademia era firmato da Michele Gregorini (1778 – 1868) nella sua funzione di bibliotecario accademico.

Il Comune, in seguito, acquistava il Palazzo Gregorini e ne destinava 10 sale ad uso biblioteca, fondendo le due Biblioteche, quella comunale-pubblica e quella accademica, in un’unica sede ed affidando la cura del nuovo ente all’Accademia (delibere del Consiglio Comunale del 12 ottobre 1876 e del Consiglio Accademico del 16 ottobre 1876).

Con la stipula di una convenzione fra il Comune di Savignano sul Rubicone e l’Accademia dei Filopatridi, il 10 dicembre 1995, il Municipio ha trasferito la propria biblioteca “moderna” a Palazzo Vendemini che rimaneva di proprietà dell’Accademia, mentre la Biblioteca Accademica permaneva nella sua sede storica di Palazzo Gregorini, continuando a custodire, oltre ad un piccolo nucleo moderno di sua proprietà, i fondi antichi delle biblioteche comunale e accademica.

L’attuale biblioteca gestita dalla Rubiconia Accademia dei Filopatridi di Savignano è, pertanto, composita, in quanto costituita da tante biblioteche, formatasi in varie epoche, per lo più coi fondi di diversi donatori. Fra questi i  più rilevanti, anche se il loro fondo non è sempre attualmente e precisamente individuabile si possono citare: Giovanni Cristofano Amaduzzi (1740 – 1792) grande erudito e filologo; Luigi Nardi (1777 – 1837), storico e bibliotecario; Giuseppe Palazzi (1762 – 1864), letterato; Giulio Perticari (1779 – 1822), letterato; Giambattista Bodoni (1740 – 1813), stampatore; Bartolomeo Borghesi (1781 – 1860), archeologo e storico famoso; Emanuele de Lubelza (1750 – 1832), gesuita spagnolo e teologo che soggiornò per oltre un quarantennio in Savignano dopo la soppressione della Compagnia di Gesù; Rocchi Francesco (1805 – 1875), archeologo e Gino (1843 – 1936), letterato; Ezio Camuncoli (1895 – 1957), giornalista e scrittore.

A livello qualitativo e quantitativo la biblioteca, oggetto di continua consultazione da parte di studiosi e docenti, anche di fama, comprende, in modo approssimativo, 80.000 titoli, tra cui: circa 400 manoscritti pregevolissimi, alcuni anche miniati; una ventina di incunaboli; migliaia di edizioni dei secoli XVI – XVIII; centinaia dei secoli XIX e XX relativi, soprattutto, al  territorio ed ai suoi cittadini più illustri.

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