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Giulio Perticari e Costanza Monti

Giulio Perticari
(1779-1822)

Nacque a Savignano il 15 agosto dal Conte Andrea Perticari e da Anna Cassi, Contessa di nobilissima famiglia pesarese.

Ebbe quale sua seconda patria Pesaro e morì a San Costanzo (PU).

Fu uno dei fondatori della Rubiconia Simpemenia dei Filopatridi, denominato Alceo Compitano e non omise alcuna amorevole e sapiente cura per il decoro e l’incremento di questa istituzione.

Sposò Costanza, figlia del grande poeta romagnolo Vincenzo Monti, donna dotata di vivo ingegno e notevole bellezza.

Occupa uno dei primi posti nella storia della letteratura italiana e fu difensore del classicismo e del purismo linguistico. Fu amico di Pindemonte, Niccolini, Mai e Labus. Molto interessanti sono alcuni suoi saggi critici relativi alle origini della letteratura italiana e della lingua. Fu scrittore pacato ed elegante e nell’opera Degli scrittori del Trecento e de’ loro imitatori sostenne che si dovesse studiare la lingua degli antichi, senza però seguirla pedissequamente (come certo classicismo imperante proponeva). In un’altra sua opera dal titolo Dell’amor patrio di Dante e del suo libro intorno al volgare eloquio dimostrò che nel pensiero dantesco la lingua italiana non è soltanto quella di Firenze, ma quella di tutte le regioni d’Italia. Lavorò all’edizione commentata del Dittamondo di Fazio degli Uberti. Autore di prose e poesie pregevoli, scrisse circa una quarantina di opere, la maggior parte delle quali non riuscì a pubblicare a causa della morte prematura.

Nel 1825 il Mazzini scrisse di lui: “Giulio Perticari, di cui sono calde ancora le cenerie di cui vivrà bella la memoria fin ch’alme gentili alligneranno in Italia”, mentre il Carducci nel 1871 così si espresse: “ Tutta Italia rediviva/ D’un affetto e d’un pensier/ te saluta anima diva/ Col Petrarca e l’Alighier.”

Costanza Monti
(1792-1840)

Figlia di Vincenzo Monti, moglie di Giulio Perticari ed anch’essa accademica della Rubiconia Simpemenia dei Filopatridi, assai nota nei salotti del tempo per la sua bellezza e per la sensibilità artistica.

Nacque a Roma il 7 giugno.

Educata agli studi classici, si rivelò poetessa elegante e gentile. Il suo poemetto L’origine della rosa mette in luce una rara sensibilità e raffinatezza stilistica.

Fu attiva collaboratrice dell’opera letteraria del marito del quale condivideva anche le idee politiche, tanto che Giosue Carducci la chiamò carbonaressa ardente.

La sua affascinante bellezza e la forte personalità culturale ispirarono poeti e pittori famosi. Fu amata, invidiata ed anche odiata. L’incomprensione ed il dolore morale resero infelice la sua esistenza, soprattutto dopo la morte prematura del marito del quale fu ritenuta colpevole, mentre non mancarono molti sostenitori della sua innocenza.

Morì a Ferrara ove fu sepolta nella Chiesa dei Serviti, la chiesa delle amate Orsoline, ove era stata educata. “Sempre buona, ora anche felice” è la chiusa dell’epitaffio composto per lei da Paride Zajotti.